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Unione Energetica: Bruxelles boccia parzialmente l'Italia.

Il rapporto steso dall'Unione Energetica, e presentato l'altro ieri alla Commissione Europea, prevedeva 28 schede con le singole analisi di ogni Paese membro dell'UE. Non ne è uscita benissimo l'Italia, inquadrata come un paese dove l'energia costa troppo rispetto alla media continentale, e dove soprattutto sono ancora confusionarie le situazioni riguardanti l'interconnessione e i tagli alle emissioni. 

Un primo dato mostra come ne settore energetico, in Italia, la quota di valore aggiunto per numero di occupati totali nell’economia sia inferiore alla media europea. Dopo il boom del periodo 2005-2012, dal 2013 il settore ha subito un forte arresto ed un grosso calo. Se infatti la media europea è di 0,53, quella italiana si ferma a 0,43. Il mix energetico ha invece segnalato un certo movimento. In aumento il gas, maggiore rispetto alla media comunitaria, soprattutto per l'assenza del nucleare. In grosso calo (e questo è senza dubbio un dato positivo) carbone e combustibili fossili, scesi dal 58% al 37% del consumo interno lordo. Contestualmente, salgono le rinnovabili: 2 punti percentuali per l'eolico, 8 per il solare. 

Le note più dolenti arrivano dall'interconnessione e dai costi energetici. Secondo la Commissione, l'Italia dovrebbe impegnarsi maggiormente nella creazione di corsie di movimento più efficienti e dinamiche per le fonti energetiche, soprattutto per il gas. l'Unione ha infatti indicato il nostro Paese come snodo fondamentale per il Southern Gas Corridor, la cui importanza è stata definita "critica" per raggiungere un adeguato livello di sicurezza energetica europea. Per quanto concerne i costi, il rapporto non manca di far notare come in Italia l'energia elettrica al dettaglio si paghi, mediamente, più che in Europa. La motivazione dovrebbe risiedere nell'oligopolio del mercato. Questo perché nonostante esistano diversi produttori, il dominio dell'Enel (che detiene l'85,4 delle quote) si riflette sui mercati in bloccando i prezzi.

Passando al fattore efficienza energetica, l'obiettivo da raggiungere entro il 202 è di 158 Mtep, 124 per l'energia consumata finale. l target è stato fissato ad un livello che permetterà una crescita del consumo energetico nei prossimi anni. Anche se il consumo primario di energia (153,7 Mtep nel 2013) è al di sotto degli obiettivi 2020, serviranno notevoli sforzi per mantenerlo a questi livelli al fine di disaccoppiare la attesa crescita del Pil da quella dei consumi energetici. L'intensità energetica è invece ben al di sotto della media europea, e continua a scendere in maniera preoccupante, soprattutto se si guarda all'uso domestico ed ai trasporti. 

Infine, sul piano del taglio delle emissioni, l'Italia viene complessivamente considerata sulla buona strada per il raggiungimento degli standard imposti dalla comunità, nonostante Eurostat ci abbia messo in fondo alla classifica. Tale considerazione proviene dallo sviluppo delle rinnovabili, per le quali invece risultiamo tra i più virtuosi, nonostante gli esperti del settore indichino come la mancanza di una normativa chiara possa rallentare le dinamiche di produzione. 

La bocciatura finale, ed è forse questo l'aspetto peggiore, viene dalla mancanza di programmazione statale per quanto concerne il post-2020, e non ci sono obiettivi definiti e chiari su efficienza energetica, rinnovabili ed emissioni per il periodo 2030-2050. Questo è ci pone ovviamente sotto una cattiva luce agli occhi della Commissione, che invece vuole che ogni Paese membro esponga, quanto prima, i suoi piani in merito. 

  • Per ogni punto percentuale in più di elettricità da rinnovabili il suo prezzo diminuisce di 2 €/MWh (Terna)